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Collabassa - Meandri del Bèvera e Torri

Airole - Ventimiglia

Con la trekkinata odierna vogliamo portarvi alla scoperta della verdeggiante Val Bèvera, situata nella più conosciuta Bassa Val Roja, che prende il proprio nome dal corso d’acqua che l’attraversa per il lungo: il fiume Bèvera appunto.
Stiamo parlando del più importante affluente del fiume Roja, il quale nasce in Francia dalla Cime de la Calmette a circa 1.790 metri d'altitudine, attraversando i borghi transalpini di Moulinet e Sospel, per poi entrare in Italia nel territorio comunale di Olivetta San Michele, andando a sfociare nelle acque del Roja presso la borgata di Torri, frazione di Ventimiglia. Dal 1861 al 1947 per un breve tratto, questo fiume venne utilizzato come confine naturale tra Italia e Francia, ma oggi non è più così. Per compiere questo interessante anello di quasi dieci chilometri, ci dobbiamo spingere sino all’unica frazione del comune di Airole, Collabassa, dove i residenti effettivi si possono contare sulle dita di una mano.
Come possiamo desumere già dal nome, il piccolo borgo è diffuso sulla parte più bassa del ripidissimo versante che funge da spartiacque tra Bévera e Roja, andando a coprire quasi 150 metri di dislivello dalla casa più a monte a quella più a valle (dislivello che si sentirà poi tutto al ritorno). Posteggiata l’auto lungo via Sulla Colla, cominciamo ad incamminarci sulla sinistra, attraversando un carugetto ombroso che si aprirà alla luce, di lì a poco, nei pressi della piccola cappella intitolata all’Immacolata, costruita nel tardo Ottocento.
Imboccato il viottolo con indicazioni per il Sentiero Balcone Mediterraneo e Sentiero Liguria direzione Torri, risaliamo il dolce pendio tra alcune case ristrutturate, raggiungendo una selletta dove troviamo un bivio; sulla sinistra la diramazione per l’anello del Grammondo, un sentiero geologico che ci fornisce lo spunto per organizzare una prossima gita, ma la nostra via proseguirà a destra, su comoda stradina asfaltata. Pochi passi ulteriori e presso un ampio tornante lasciamo alle spalle la strada principale per continuare sul Sentiero Liguria, interessato in parte da una grande presenza di ulivi. Un ulteriore bivio che si presenterà solo dopo aver percorso altri duecento metri ci farà deviare in discesa in una fitta pineta, entrando di fatto in una stretta vallata. Le forti piogge dei giorni passati hanno silenziosamente invaso alcune parti di questo sentiero, creando alcuni piccoli rigagnoli da dover in qualche modo superare.
La morfologia del territorio ci porta a compiere numerosi saliscendi tra ciottoli e roccette sconnesse, fate sempre attenzione. Superato uno spiazzo da dove si stacca una diramazione per il soprastante monte Pozzo, giungiamo ai piedi di una croce in ferro con basamento in cemento.
Proprio da questo punto in poi lo stretto sentierino battuto si trasforma in acciottolata prima e in una carrareccia poi, obbligandoci a voltare a sinistra su una strada vicinale dove cartelli di proprietà privata campeggiano ovunque. Seguendo i pittogrammi di colore giallo intravediamo la possibilità di effettuare un taglio al tornante che interessa questa parte di percorso, probabilmente caduto in disuso da anni, vista l’altezza delle erbacce presenti. Ma poco importa, percorrerlo non ci farà di certo arrivare prima; ripresa la via, scendiamo tra alcuni orti e villette sparse fino a raggiungere la sponda sinistra del torrente Bévera e lo sorpassiamo attraversando un ponte con listelli di legno, di cui alcuni davvero di fortuna. Raggiunto così l’abitato di Torri, frazione di Ventimiglia, nei pressi del suo piccolo cimitero, ci spingiamo verso Ovest su via Torri Superiore, fino a varcare la soglia del vero obiettivo per il quale abbiamo organizzato il nostro tour: davanti a noi ecco il famoso eco-villaggio di Torri Superiore. Ma di cosa si tratta lo sapete?L'eco-villaggio è di per se’ un tipo di comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale. Secondo il Global Ecovillages Network (GEN) europeo, si tratta di “un centro abitato moderno, dove l’uomo vive in armonia e cooperazione con la natura, sperimentando nuove tecnologie e nuove abilità per creare un modo di vivere più sostenibile, pacifico e diverso”.
La Rete Italiana Villaggi Ecologici (RIVE) - network di riferimento per gli eco-villaggi in Italia di cui Torri Superiore fa parte fin dagli albori - li identifica come realtà comunitarie nelle quali “cinque o più persone, non tutte appartenenti alla stessa cerchia familiare, decidono di vivere e costruire delle basi comuni per portare avanti un progetto di vita sostenibile, a livello ecologico, sociale, spirituale ed economico”.
Ognuna delle precedenti definizioni è volutamente molto ampia ed interpretabile, permettendo così di identificare e costituire varie tipologie di progetto, dando modo di rendere ogni eco-villaggio unico e personalizzato, rappresentativo se possiamo dire, delle persone che vi abitano, partendo dalla loro visione condivisa, dai valori e dagli interessi comuni. I principi fondamentali per prendere parte ad un progetto di eco-villaggio sono i seguenti:
adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei principi fondanti;
nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l'impatto ambientale;
uso di energie rinnovabili;
autosufficienza alimentare basata su permacultura o altre forme di agricoltura biologica.Qui a Torri Superiore troviamo una storia davvero unica e pittoresca, pioniera in questo campo, che è iniziata negli anni ‘70 del Novecento. Dopo un lungo periodo di totale abbandono e decadenza delle strutture, nel corso degli anni ci si è impegnati in un lungo progetto di totale riqualificazione del borgo. Gianna, originaria di Torri, insieme al compagno Piero, acquistarono una parte significativa del borgo, dando inizio ad un'iniziativa che coinvolse via via altre persone. Complice l’amicizia con un docente universitario torinese, grazie alle sue conoscenze, raccolsero consensi di quasi una trentina di persone che sposarono in pieno quell’idea apparentemente folle.
Nel 1989 venne fondata un'associazione culturale con l'obiettivo di ripristinare gli antichi ambienti per fini abitativi. Nel corso degli anni, molte persone si sono avvicendate nel progetto, e attualmente sono rimasti pochi dei soci originali. Le case di Torri Superiore sono state progressivamente acquistate e suddivise tra i soci e l'associazione, creando appartamenti privati di varie dimensioni e numerosi spazi comuni, come il “bistrot ristorante” e aule didattiche. 160 sono gli ambienti comuni recuperati finemente, uniti tra loro da terrazze, scale e ballatoi. Entrare nel borgo ci fa perdere cognizione di spazio e tempo. Attualmente qui vive stabilmente una comunità di 15 persone, che nei periodi estivi sale a 30 - 35 ulteriori soci che vi risiedono saltuariamente.
L'economia interna è di tipo misto, e vede ciascun socio gestire il proprio reddito incompleta autonomia, contribuendo però ad una cassa alimentare comune per sostenere i pasti, le utenze e gli acquisti collettivi. Sui due ettari di terreno di proprietà dell'associazione, viene praticata un'agricoltura biologica per soddisfare le esigenze interne, principalmente orientata a produrre olio e ortaggi. Qui vengono osservate le basi della Permacoltura, ossia una coltivazione basata sull’osservazione di pratiche agricole che, con l’adozione di soluzioni simili a quelle presenti in natura, permette di produrre cibo, fibre ed energia per i bisogni della comunità preservando contemporaneamente gli ecosistemi e migliorandone la resilienza e la ricchezza. Negli spazi comuni di Torri vengono organizzati corsi per apprendere i principi cardine della Permacultura, ma anche laboratori di ceramica e di uncinetto. Il fulcro principale di questo eco-villaggio resta però quello legato all’ospitalità: presso la foresteria si trovano camere da letto in stile semplice, campagnolo ed ecologico, che accolgono l’ospite in un’atmosfera famigliare ed informale. Gli arredi e i serramenti in legno, i muri in pietra e calce, i soffitti a volta, riportano l’avventore a quell’atmosfera che si respirava in questo borgo ai primi dell’Ottocento, permettendogli di trascorrere le vacanze seguendo un ritmo di vita più lento ed ecosostenibile.
L’attività alberghiera offre lavoro ad alcuni membri dell’eco-villaggio, anche se la maggior parte di loro ha impieghi esterni. La gestione dell'accoglienza è affidata a una cooperativa con sei soci, di cui cinque risiedono stabilmente nel borgo. Parlando con alcuni di loro, apprendiamo quali siano davvero i vantaggi delfar parte di un eco-villaggio, sia a livello individuale che per l'ecosistema. Vivere in questa comunità consente di ottenere un impatto ambientale inferiore rispetto a una vita isolata, per esempio abitando in un “condominio”, offrendo stimoli continui, favorendo la condivisione delle risorse e riducendo significativamente gli sprechi.
A Torri Superiore, le persone hanno imparato a svolgere molte attività diverse, dalla lavorazione artigianale alla coltivazione biologica, creando un ambiente di apprendimento costante e collaborativo.
Se, come noi, non aveste tempo per fermarvi per un soggiorno, potete sempre pranzare qui in compagnia, senza fretta, trovando menù variegati con cibi sani e gustosi preparati dai cuochi dell’eco-villaggio; i pranzi e le cene sono disponibili su prenotazione e per ogni ulteriore informazione potete connettervi al sito ufficiale www.torri-superiore.org. A questo punto, seguendo l’asfalto e oltrepassando una curiosa installazione a forma di goccia ad opera dell’artista Emanuele Marullo, proseguiamo fino a raggiungere una mulattiera con indicazioni per Collabassa. La via del ritorno inizia a prendere forma serpeggiando tra i favolosi meandri del torrente Bèvera, che regalano alla vista colori sgargianti, portatori sani di meraviglia. Il sentiero si districa in piano tra terrazzamenti coltivati, costeggiando un piccolo orto recintato con una stalla di fortuna e alcuni recinti con delle caprette. Via via che ci si inoltra nel più profondo entroterra, vediamo come il paesaggio possa cambiare repentinamente, lasciando alle nostre spalle solo campagna abbandonata e franosi muretti a secco. Un tempo anche queste zone erano sicuramente addomesticate dai contadini locali.
L’alveo del fiume ci tiene compagnia con il suo costante fragore fino a quando bisognerà abbandonarlo temporaneamente per questioni di percorribilità. L’esposizione al sole e la grande presenza di terreno roccioso è teatro di una prematura fioritura di Fichi d’India che contribuisce a donare uno sprazzo di arancio in tutto questo verde. Il sentiero presto s’innalzerà di quota facendoci compiere una scarpinata in ripida salita, alzandosi decisamente parecchio rispetto all’alveo del torrente. Dovremo fermarci a prendere fiato un momento!
Procedendo a mezza costa e superando alcuni ruderi di casolariabbandonati, entriamo di fatto nel secondo dei meandri del torrente. Qui il sentierino si stringe drasticamente sviluppandosi prevalentemente tra roccette affioranti ed instabili; sulla destra ammiriamo curiosi una piccola gola che probabilmente si è formata nei secoli grazie alla forza erosiva delle acque. Attenzione a non approfondire troppo... lo ribadiamo, prestare attenzione a dove si mettono i piedi anche se, con l’ausilio di alcune corde in acciaio messe a servizio degli escursionisti, si è agevolati a superare i tratti più impervi. La segnaletica per Collabassa, che ritroviamo con gran frequenza, ci indica la via da seguire portandoci ad aggirare un traliccio dell’alta tensione, sul quale notiamo essere appese numerose paia di scarpe, della cui presenza non abbiamo saputo dare spiegazione.
A questo punto il letto del fiume lo ritroviamo sulla sinistra e, risalite a zig zag una moltitudine di fasce abbandonate, ci appare davanti al naso il borgo silente di Collabassa, dietro al quale riconosciamo le sagome dei monti Abellio e Abelliotto. Dopo circa un altro chilometro di cammino, tra falsopiani e alcune ripide salite, raggiungiamo un lungo costone roccioso, anche in questo caso parecchio esposto, che bisogna superare tenendosi ad un ulteriore cavo metallico, appoggiando i piedi su di un paio di staffe in ferro. Travi e assi di legno ci portano a superare più punti in cui il fondo del sentiero è crollato a valle, fino a quando non si dovrà anche fare i funamboli sul ciglio di una vasca dell’acqua abbandonata. Non ci facciamo mancare proprio nulla vero?
Subito oltre, il sentiero riprende comodo, procedendo in piano fino ad incontrare un paio di ruderi che sembrano voler interrompere la strada. Ripiegando sulla sinistra, però, risaliamo una scalinata in pietra che ci porterà sulla terrazza sovrastante, facendoci entrare nuovamente nel bosco per un breve tratto. Raggiungiamo così la mulattiera che collega il bosco al borgo di Collabassa, fino ai piedi dell’antico ponte. Attraversandolo si imbocca una sterrata che, risalendo il pendio menzionato in apertura articolo, ci porterà a costeggiare le prime case di Collabassa, sino a raggiungere la chiesa parrocchiale di San Clemente di fine Settecento. Riempita la borraccia alla fontanella ci apprestiamo a percorrere gli ultimi metri che ci separano dal riprendere l’auto.

Route in numbers

h 3:30

Journey

9,50 Km

Route Duration

480 mt

Difference in altitude

Gallery Path

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