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h 3:10

Travel time

9,90 Km

Path Length

380 mt

Difference in altitude

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Luxéi, così chiamata nel dialetto locale, è una frazione del comune di Albisola Superiore a forte carattere residenziale ma che conserva in se’ ancora un evidente animo rurale e contadino.
Nel 2021 l’amministrazione comunale, attraverso un piano di sviluppo turistico, ha riportato alla luce un notevole numero di sentieri nella zona, rendendoli fruibili a trekkinatori e bikers di ogni caratura.
Lo snodo principe da cui dipartono alcune tracce è il grande posteggio sito in via Buraxe, dov’è stato allestito un pannello informativo sulle varie opportunità percorribili. Ciò che scegliamo per noi oggi è un itinerario semplice, totalmente immerso nel verde, che segue sommariamente il greto del rio Buraxe.
Questa lunga ed isolata valletta, percorsa solo da vie e stradine campestri, si incunea tra altre due valli maggiori, quelle dei torrenti Sansobbia e Riobasco, ai cui lati godiamo di una vegetazione particolarmente rigogliosa.
Il nostro avvio avviene su asfalto e si indirizza fin da subito verso nord-est fino al raggiungimento di una passerella che, traversando il letto del fiume ora asciutto, ci conduce nei pressi della chiesetta della Madonna del Carmine.
Eretta nel ‘700 questa chiesetta campestre divenne il punto di riferimento spirituale per l’antico borgo e ancora oggi è caratterizzata da una particolarità insita nel suo piccolo e modesto campanile: la cupola ribassata e coperta di tegole in ceramica è davvero inusuale per una costruzione risalente al XVIII secolo, fateci caso! Dopo circa 300 metri di percorrenza incrociamo un ponte di recente costruzione che ignoriamo, proseguendo lungo la sterrata che fiancheggia il sottostante alveo, manteniamo sempre un andamento pianeggiante.
Via via che saliamo di quota notiamo che il rio si riempie d’acqua ed alcuni passaggi ci portano obbligatoriamente a guadarlo. Con ogni probabilità questa tratta non è percorribile nei periodi altamente piovosi.
La zona boscosa attorno a noi si popola così di numerosi salti d’acqua, cascatelle, pozze e notiamo ben presto un’indicazione che ci porterà alla scoperta di una fonte sorgiva. Qualche burlone ha sottolineato la gratuità del servizio: siamo pur sempre in Liguria eh, giusto rimarcarlo anche così!
Cercando poi di non perdere d’occhio il segnavia di riferimento, ovvero un quadrato rosso pieno, manteniamo un buon passo risalendo la pendice sud del Bric delle Cavornere (256 mt slm) su fondo a tratti sconnesso, sino a raggiungere la zona appena al di sotto del Pian del Pero, Cian do Pei in dialetto.
Qui un cartello giallo ci indica una deviazione obbligatoria verso destra causa frana. Per mezzo di un sentiero a zig zag creato ad hoc ci ricongiungiamo, dopo breve ma ripida salita, con il sentiero originale, ritrovandoci in una folta lecceta.
Avendo come obiettivo il raggiungimento di Pian del Pero, voltiamo a sinistra e seguiamo le indicazioni verso il Bric di Genova ed Ellera, due linee rosse diagonali, attraversando il costone di montagna interessato dalla frana e rattoppato con una lunga passerella in legno. Finalmente spunta il mare. Dopo un pezzettino di mezzacosta boschivo intercettiamo un ulteriore bivio che ci porterà al giro di boa del percorso; prendiamo a destra ed iniziamo la nostra discesa.
Dovete sapere che in questo bosco, ancor più precisamente quello che si sviluppa tra il Bric di Genova ed il Bric Canavisse, aleggiano leggende che parlano di magia e mistero. Si narra infatti che presso una caverna isolata dimorassero delle bellissime streghe bianche le quali aiutavano e proteggevano gli abitanti di Ellera allontanando calamità e malattie. Come potete immaginare quelle figure divennero ben presto adorate dalla popolazione, che spesso si rivolgeva a loro in caso di bisogno. Alla fine del Settecento, quando l’esercito francese occupò le Albissole, alcune streghe di Ellera furono violentate dai soldati, dopo essere state sorprese a danzare nude sui pianori attorno alla frazione.
Le streghe cambiarono così forma, trasformandosi in gatti selvatici di enormi dimensioni e dai volti di donna. Così mutate, promisero agli abitanti del borgo di far trovare loro monete d'oro sotto i cuscini ogni mattina se fossero riusciti ad allontanare i soldati.
Ben presto la guarnigione di Napoleone lasciò Ellera e le streghe ripresero le loro sembianze femminili, ma coloro che erano rimaste incinte partorirono dei basilischi che, si dice, vivano tutt'oggi sul fondo della caverna.
Peccato non aver vissuto il tempo di pace con le streghe bianche, ci diciamo, sicuramente Valentina avrebbe potuto imparare qualcosa!
Ci dirigiamo verso il sentiero che taglia le sommità del Bric Aiè (224 mt slm) della Rocca Negra (239 mt slm) ed il Monte Mola (199 mt slm). L’ascesa è davvero veloce e piacevole ed è interessata da lunghi e caratteristici rettilinei, pronti a regalare qualche piccolo scorcio sul mare albissolese.
Questo bosco di castagni sembra relativamente giovane e lascia ben presto spazio a piccole radure coltive proprio al capezzale del piccolo Monte Mola. Dopo quasi due ore e tre quarti di cammino, sulla nostra sinistra, un cartello ci indica la vicinanza del Santuario della Pace (deviazione di circa 15 minuti) e ci facciamo tentare.
La storia ci racconta che il 18 ottobre del 1482 si svolse in questa zona una violenta lite tra gli abitanti delle due comunità confinanti di Albisola e Stella. Il motivo del contenzioso? La determinazione dei confini territoriali. Secondo la tradizione, per sedare la rivolta, apparve sul campo di battaglia una nube luminosa e nel mentre si udì per tre volte, con la voce soave di una donna, la parola "pace". Le due comunità, che interpretarono l’evento come un intervento miracoloso della Vergine Maria, cessarono le ostilità, giurando e mantenendo nel tempo la pace tra i borghi vicini. Sul luogo del presunto evento miracoloso fu così costruita in seguito una piccola cappella - corrispondente all'odierna cripta del santuario - e nel 1578 fu edificato l'attuale edificio per il continuo afflusso di devoti intitolandolo proprio alla Madonna della Pace. La nostra visita è breve e ci porta a ripercorrere il taglio effettuato in precedenza a ritroso, per ricongiungerci al bivio per Luceto. Passare dalla provinciale per tornare all’auto poteva essere un’opzione, più lunga e meno panoramica, non nel nostro stile diciamo, ma comunque fattibile. Raggiunto il Bric Banino, nei pressi di un ovile, il sentiero scende ripido tra fasce di coltivi dove incrociamo una vecchia cascina - Ca’ Banin - che dona il nome all’omonima balconata, offrendoci i più begli scorci panoramici della giornata. La camminata volge quasi al termine e il ricongiungimento con la carrareccia e, successivamente l’asfaltata, è ormai prossimo. A noi non resta che ritornare in via Boraxe e prendere la nostra auto.
Un’ultima tappa però, prima di tornare a casa, la facciamo presso la chiesa parrocchiale di San Matteo, sita a pochi minuti dal posteggio, dove è conservato e proposto un presepe artigianale ambientato proprio nell’Albisola di inizio Novecento, in base al ricordo e alle testimonianze degli anziani del paese.
Tutte le abitazioni, in scala 1:50, sono state realizzate utilizzando compensato, sabbia, cemento e ardesia, con particolare focus su mestieri e arti Liguri, evidenziando le attività dei contadini, dei vasai, dei boscaioli e dei pescatori d’un tempo. Le statuine invece sono oltre 500, realizzate da riconosciuti figurinai d’Albisola come Gemma Nicolini, Basso Malfatto, Maria e Renato Piccone, decorate esclusivamente a mano usando colori vivaci per evidenziarne il senso d’allegria natalizia. La particolarità di queste figure, dette “macachi”, è il loro viso ovale, con due puntini neri per gli occhi, uno rosso per la bocca e il colore vivace dei loro abiti.
La visita nei giorni feriali è possibile al pomeriggio o contattando direttamente il numero 019/487857.

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