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h 1:30

Travel time

4,00 Km

Path Length

50 mt

Difference in altitude

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Torniamo al Melogno, già tappa nella prima edizione delle nostre guide, ovvero il sentiero della Batteria dei Forti. Il percorso inizia dall'osteria del Din da cui si gode di un meraviglioso scorcio dell'entroterra finalese fino al mare.
Sulla destra troviamo una catasta di legna pronta per esser tagliata, a sinistra un cartello informativo e di fronte a noi la sterrata, direzione mare. Passiamo subito a fianco di una casa conosciuta come “Casa del Mago” che sorge su di una collinetta ed è circondata da un grande prato. Per molti anni Cà del Mago (il cui nome in origine si pensa derivasse dal Longobardo Magi-na) è stata l'unica costruzione della zona, ed era conosciuta dagli anziani Rialtesi come "Melogno Vecchio". Era consigliato di stare alla larga da questa casa in quanto si credeva fosse infestata dalle streghe. Si raccontano storie che la vedono teatro di culti antichi e pagani. La sua nomea "casa del mago" deriva probabilmente dalla presenza di una grande pietra, e dalla posizione dominante. Erano entrambe caratteristiche ideali all'epoca per celebrare riti magici.
Dopo circa un chilometro di camminata sulla sterrata per lo più pianeggiante, nel bosco accompagnati da stravaganti installazioni di metallo e pietra, lasciamo il sentiero principale per prendere, alla nostra sinistra, un sentiero segnalato da un cartello per le miniere d'argento.
Proseguiamo in leggera salita per una selletta che scende poco più avanti ponendoci di fronte alla verdeggiante Val Pora.
La giornata limpida ci regala scorci che si estendono sino alle spiagge di Finale Ligure. Una volta ritrovatici sul versante sinistro del monte, l'antico sentiero che attraversa il bosco è fruibile per la presenza di alcuni ponti che immaginiamo essere stati costruiti a mano in condizioni davvero precarie per permettere ai muli di passare con il carico appena estratto. Alcuni cartelli collocano le miniere in funzione già dalla prima metà del 1400 per vederle cadere in declino agli inizi del 1900.
Il sentiero diventa sempre più ripido fino a raggiungere un altro cartello che anticipa l'antico sito minerario.
Si tratta sostanzialmente di tre cavità di estrazione. La più grande misura 35 metri di profondità, mentre le altre due sono anfratti denominati "Buca del geotritone" (per la presenza di questo simpatico e colorato animaletto) e "Buca della campanula" (per la presenza della rara e super protetta campanula del finale, insolita in questo tipo di ambiente.)
In alcuni punti, tramite l'utilizzo di una torcia, è possibile osservare le vene di quarzo con la galena argentifera che veniva estratta dal medioevo.
Più a valle possiamo notare il versante brullo da cui probabilmente venivano gettati i resti di lavorazione della pietra.
Esploriamo la casetta conosciuta come la “Casa del Fabbro” una sorta di casella da pastore, l'unica costruzione del sito. Un escursione breve ma culturalmente molto stimolante. Torniamo all'auto percorrendo il sentiero a ritroso.

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We return to Melogno, already a stop on the first edition of our guides, the Batteria dei Forti trail. The trail begins at the Osteria del Din, from where there is a wonderful view of the Finalese hinterland as far as the sea.
On the right we find a pile of wood ready to be cut, to the left an information sign and in front of us the dirt road, in the direction of the sea. We immediately pass a house known as 'Casa del Mago', which stands on a small hill and is surrounded by a large lawn. For many years, Cà del Mago (whose name is originally thought to derive from the Longobard Magi-na) was the only building in the area, and was known by the elderly Rialtese as 'Melogno Vecchio'. People were advised to stay away from this house as it was believed to be haunted by witches. Stories are told of it being the scene of ancient pagan cults. Its name 'wizard's house' probably derives from the presence of a large stone, and from its dominant position. Both were ideal characteristics at the time for celebrating magic rituals.
After about a kilometre's walk on the mostly level dirt track through the forest accompanied by extravagant metal and stone installations, we leave the main path to take, on our left, a path marked by a sign for silver mines.
We continue slightly uphill to a saddle that descends a little further on, placing us in front of the verdant Val Pora.
The clear day gives us glimpses that extend as far as the beaches of Finale Ligure. Once we find ourselves on the left side of the mountain, the ancient path through the forest is usable due to the presence of some bridges that we imagine were built by hand in truly precarious conditions to allow mules to pass with their freshly extracted cargo. Some signs place the mines in operation as early as the first half of the 1400s only to see them fall into decline in the early 1900s.
The path becomes steeper and steeper until it reaches another signpost that anticipates the ancient mining site.
There are basically three mining cavities. The largest is 35 metres deep, while the other two are ravines known as "Buca del geotritone" (for the presence of this cute and colourful little animal) and "Buca della campanula" (for the presence of the rare and super-protected end-bell, unusual in this type of environment).
In some places, with the use of a torch, it is possible to observe quartz veins with argentiferous galena that were mined in the Middle Ages.
Further downstream, we can see the barren slope from which the remains of stone processing were probably thrown.
We explore the small house known as the 'Blacksmith's House', a kind of shepherd's box, the only building on the site. A short but culturally stimulating excursion. We return to the car by following the path backwards.

Route gallery

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