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Dopo aver collaborato con la Guardia Costiera e i Carabinieri Forestali per la stesura di alcuni nostri articoli, quest'oggi ci focalizzeremo su di un altro Corpo Nazionale di fondamentale importanza per la salvaguardia dell'ambiente e delle persone: i Vigili del Fuoco. Essi sono impegnati, oltre che nella prevenzione ed il contrasto agli incendi, in attività di ricerca e soccorso di persone e animali durante le calamità che interessano la zona in pericolo, e ancora, a seconda dei contesti in cui operano, nella difesa civile e nella la tutela dei beni storico-artistici e culturali del nostro paese.
A coordinare la nostra uscita odierna vi è il comandante dei Vigili del Fuoco di Savona, il Primo Dirigente Ing. Giuseppe Di Maria che, apprezzando in modo particolare il nostro progetto, ha formato appositamente per noi una squadra operativa per effettuare un sopralluogo su una zona recentemente interessata da un incendio di notevoli dimensioni.
I cosiddetti incendi boschivi, ovvero quelli che divampano in un bosco, come accaduto sulle alture di Albenga nel 2022, sono tra i più frequenti in Liguria. In linea generale essi possono avvenire per diverse cause, vediamole insieme.
Cause naturali: doverosa premessa, un incendio ha alte probabilità di sviluppo in un bosco secco, interessato da forti condizioni di siccità. Il periodo storico che stiamo attualmente attraversando, caratterizzato da scarse precipitazioni, espone gran parte del nostro territorio a questo rischio. Il clima secco e arido permette, ovviamente, un più favorevole sviluppo e propagazione di incendi, magari derivanti dalla scarica accidentale di un fulmine.
Sfatiamo però il mito dell' “autocombustione” che, secondo accurate stime, si presenta in natura solo nell' 1% dei casi. Questa percentuale bassissima, inoltre, può trovare riscontro solo ed esclusivamente nel periodo estivo in condizioni di caldo eccezionale ed intenso soleggiamento. L'incendio che si sviluppa da solo, magari ad opera di un vetro di bottiglia che si comporta da lente sotto il sole, è una cosa rara, anche se ovviamente possibile.
Cause accidentali o dolose: gli incendi non attribuiti a cause naturali sono essenzialmente provocati da azioni irresponsabili dell’essere umano, che potrebbero essere facilmente evitati con un po’ di accortezza e buonsenso. La base di un incendio ad innesco umano può essere riconducibile ad un fuoco spento male, ad esempio come conseguenza dei falò accesi dai contadini per bruciare le sterpaglie, oppure ad una sigaretta gettata da un auto in corsa o ancora da qualche scintilla proveniente dalle ruote dei treni in corsa. Nella maggior parte dei casi però, purtroppo, gli incendi che divampano nei nostri boschi, sono a carattere doloso. Contrariamente a ciò che si pensa, sono molto pochi i casi in cui gli incendi vengono attribuiti ai cosiddetti "piromani", ovvero figure affette da malattie mentali che agiscono senza cognizione di causa; per lo più si tratta di vere e proprie azioni criminali. Lo stato attuale in cui versano i nostri boschi, generalmente poco curati e in balia dell'irrefrenabile disboscamento, aiuta moltissimo il propagarsi delle fiamme appiccate da questi individui. Ma vediamo ora quali sono le fasi principali di un incendio boschivo con la collaborazione del DOS, acronimo di "Direttore Delle Operazioni di Spegnimento", il Capo Squadra Antonino Riesi, il Caposquadra Esperto Scola Carlo, il Caposquadra Esperto Davide Lombardo, e con il Capo Reparto Daniele Nan del distaccamento albenganese. La nostra giornata si articola prima con una visita alla caserma di Albenga, dove prendiamo diretta visione della strumentazione in dotazione ai Vigli del Fuoco, come mezzi, apparati tecnologici e risorse informatiche, per poicontinuare con un sopralluogo sulle zone interessate da un recente incendio. Il ruolo che assume la figura del DOS durante le operazioni di spegnimento di un incendio boschivo è quello di dirigere le manovre di spegnimento avvalendosi sia delle forze di terra sia dei mezzi aerei. Prima dello scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, in quasi tutte le regioni, la funzione del DOS era attribuita ai militari dell'arma forestale o di enti equiparati competenti, i cosiddetti Corpi regionali, mentre nei casi di incendi di interfaccia, al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dove il DOS prende il nome di ROS, ovvero "Responsabile delle Operazioni di Spegnimento". Si rinominaincendio di interfaccia quando ad essere interessate dalle fiamme vi sono anche i centri abitati e le infrastrutture, com'è appunto avvenuto ad Arnasco nell'Agosto del 2022. In questi casi, oltre ai Vigili del Fuoco, si accostano i Volontari dell'Antincendio Boschivo (AIB) e della Protezione Civile per fornire assistenza alla popolazione coinvolta. Come dicevamo poc'anzi, dopo il suo innesco, l’incendio boschivo si sviluppa con un processo che può essere dettagliato in tre fasi. La prima è quella detta "del fuoco basso": esso interessa la vegetazione più vicina al terreno, come l’erba, le foglie cadute, piccoli arbusti e cespugli. Segue la fase del "fuoco medio", nel corso della quale le fiamme iniziano a salire in altezza, coinvolgendo le punte degli arbusti e le chiome più basse degli alberi.
Giunti alla terza fase, denominata "fase generale", il fuoco coinvolge ormai l’intero bosco o parte di esso nella sua intera altezza. Il divampare delle fiamme spesso non è immediatamente visibile, occorrono infatti 30, 50 o addirittura 90 minuti prima che ci si possa accorgere dell'imminente disastro.
Quello che più ci preme inserire in questo articolo, visto che ci riguarda direttamente, è il comportamento da seguire nel caso in cui cidovessimo mai trovare coinvolti in un incendio boschivo durante la percorrenza di una delle nostre trekkinate. La prima ed insindacabile operazione da compiere è quella di chiamare i soccorsi per mezzo del numero unico delle emergenze, il 112, oppure utilizzare l'applicazione per smartphone Where Are U.
Un primo approccio che si potrebbe azzardare è quello di tentare in autonomia di domare le fiamme. Attenzione però a non fare gli eroi; solo ed esclusivamente davanti ad un principio di incendio, badate bene al termine, principio di incendio, si potrebbe tentare di intervenire. Unicamente dopo essersi accertati di disporre di una via di fuga sicura,dando sempre le spalle al vento, l'unico tentativo possibile è quello di provare a battere le fiamme con un ramo verde, applicando il principio di soffocamento del fuoco. Nel caso, invece, ci trovassimo di fronte ad un braciere accesso, si devono ricoprire i tizzoni incendiati con della terra.
Escluso ogni tentativo di intervento immediato, bisogna mettersi in salvo. Un costante dialogo con le autorità competenti è estremamente importante.
Una delle azioni da compiere prima della fuga è quella di verificare da che parte stia soffiando il vento onde evitare, in men che non si dica, di ritrovarsi accerchiati dalle fiamme. Importantissimo in questo frangente è evitare di procedere nelle zone con la vegetazione più secca e controvento, poiché presi dal panico, valutare la propria posizione può risultare difficoltoso per mettere in salvo la propria vita.
A tal proposito una delle vie di fuga più sicure è la strada asfaltata, ultima in ordine cronologico a venire interessata dalle fiamme, o ancora un corso d’acqua o il letto di un torrente, che difficilmente potranno prendere fuoco. Escluse queste due possibilità, non sempre presenti in montagna, occorre attraversare il fronte del fuoco (dove risultameno intenso), magari cospargendosi il corpo con l'acqua contenuta nelle borracce, raggiungendo la parte di bosco già bruciata. Buona norma è quella di posizionare un panno bagnato sulla bocca che andrà a limitare il passaggio del fumo nelle vie aeree. Qualora si riuscisse a raggiungere la propria auto, è strettamente necessario lasciare i finestrini del veicolo alzati e chiuso il sistema di ventilazione, segnalare la nostra presenza mediante l'utilizzo del clacson. Giunti a questo punto dell'articolo, però, analizziamo con il DOS quali sono le operazioni che interessano i VVF quando divampa un incendio boschivo; una particolarità della nostra Regione, che la rende così, unico caso in Italia, è quella che tutto l'apparato della gestione degli incendi è coordinato e diretto dai VVF, fornendo un alto livello di competenza e di preparazione su tutto il territorio regionale.
L'incendio, di per sé, rappresenta sia un'emergenza sociale con caratteristiche altamente variabili, che si differenziano da zona a zona, sia un evento straordinario influenzato dalle mutevoli condizioni climatiche.
La Regione Liguria affronta la lotta agli incendi boschivi servendosi di un’organizzazione precisa, dettata da una legge regionale che prevede la collaborazione di enti pubblici e privati, associazioni di volontariato ecc.
Da questo sintetico quadro normativo deriva il coinvolgimento del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nella lotta AIB (Antincendio Boschivo) offrendo una competenza generale in materia di estinzione degli incendi, che impiega risorse umane e strumentali di altissimo valore con lo specifico compito di concorrere agli interventi. Inoltre, dal 2013, al Corpo Nazionale è stata affidata la responsabilità della gestione della flotta aerea antincendi, ovvero dei cosiddetti Canadair.
Tutte le operazioni di AIB, in modoparticolare l’ottimizzazione dell’allertamento e dell’impiego delle squadre, sono aspetti di primaria importanza che possono determinare o meno l’efficacia del­l’azione operativa messa in funzione. In ambito regionale il coordinamento AIB spetta alla Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP), ovvero al Centro Operativo Regionale (COR), solitamente collocati presso il comando generale di riferimento. All’interno della sala operativa trovano sistemazione le postazioni dei rappresentanti degli enti partecipanti alla campagna, i quali sono dotati di linee radio e telefoniche dedicate che consentano collegamento diretto con tutte le strutture operative, nonché i necessari strumenti informatici colle­gati ai sistemi di gestione, alla cartografia e alle banche dati nazionali.
Ed è proprio a questo punto che subentra la figura del DOS, il quale deve continuamente interfacciarsi e confrontarsi con la sala operativa, ivi compresi i piloti dei velivoli, qualora interessati.
Uno dei più delicati compiti del DOS infatti, è quello di valutare e, nel caso le operazioni lo richiedano, di far intervenire i mezzi della flotta aerea, come sancito dalla direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, inviandone richiesta al Centro Operativo Aereo Unificato (COAU).
Nell’applicazione pratica di questa organizzazione, ci spiega il CS Riesi, si possono riscontrare numerose variabili, soprattutto quando l'incendio boschivo diventa di entità tale da interessare aree abitate od industriali, e divenire, come abbiamo visto prima, un incendio di interfaccia. Tale evoluzione comporta una necessaria distinzione della gestione delle priorità, differenziando le azioni da compiere in riferimento alla difesa del bosco e quel­la relativa alla sicurezza delle persone e del patrimonio edilizio, che assume così un ruolo prioritario.
Uno degli applicativi maggiormente impiegati nella lotta contro gli incendi è il servizio di Topografia Applicata al Soccorso (TAS) che supporta l'attività dei VVF con l'impiego di un'informazione geografica avanzata riferita allo scenario emergenziale ed, in particolare, agli scenari che richiedono l'intervento del sistema nazionale di protezione civile. Il Servizio TAS persegue obiettivi tesi a migliorare l'efficacia e l'efficienza delle attività del Corpo Nazionale attraverso l'impiego di risorse umane e strumentali per la produzione, l'analisi e l'utilizzo di dati geo-referenziati utili alla gestione delle emergenze ed alla documentazione delle operazioni.
Questo servizio viene mobilitato nelle prime fasi di emergenze rilevanti al fine della ricostruzione dello scenario e di monitoraggio delle fasi operative fornendo indispensabile supporto alla linea decisionale.
La tecnologia applicata si è rivelata fin da subito fondamentale, consentendo di ottimizzare le risorse, limitando sia l’impiego della componente aerea sia gli interventi di soccorso non strettamente necessari, andando ad analizzare più nello specifico le caratteristiche geomorfologiche del terreno, evitando così di dispiegare uomini su zone che non consentirebbero un intervento efficace.
Questo infatti consente al DOS di valutare, per esempio, le condizioni meteo climatiche locali e la loro evoluzione nel breve periodo, correlandole allo scenario oro­grafico e, quindi, all’evoluzione del fronte del fuoco ed alla posizione delle squadre a terra, ap­portando le modifiche tattico-strategiche necessarie per garantirne la massima efficacia. Riesi tiene molto a sottolineare come le conoscenze acquisite nella sua personale esperienza operativa pluri-decennale, trattandosi lui stesso di Capo Squadra, influiscano sulla tempestività con la quale prende decisioni: "la tecnologia applicata è un supporto ormai fondamentale che ci agevola moltissimo nel lavoro, ma i fattori che concorrono alla presa di decisione finale, sono strettamente riconducibili all'esperienza maturata in servizio".Il programma di formazione al quale il VVF deve partecipare per divenire un DOS si articola su due settimane di corso, dove vengono trattati gli aspetti teorici legati ad elementi base di cartografia ed orientamento (in sostanza l'uso del TAS), meteorologia applicata alla valutazione delle condizioni meteo locali e loro evoluzione nel breve periodo, il quadro normativo degli incendi boschivi e la valutazione ed applicazione delle procedure di attivazione della componente aerea.
La seconda settimana è invece dedicata all’apprendimento della terminologia ufficiale ae­ronautica, che dev'essere utilizzata nelle comunicazioni TBT (terra-bordo-terra mediante l'uso di apparecchi radio) con i velivoli, coordinati da un ufficiale istruttore della scuola dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare, Roma.Il nostro sopralluogo, che ha come scopo principe la comprensione dello svolgimento delle azioni antincendio, come si evince nella foto sopra, avviene da una zona panoramica di tutto rispetto, che ci consente di avere una visuale complessiva di tutta l'area interessata dal disastro del 2022.
Siamo in località Bezzo di Arnasco, a pochi passi dall'omonimo castello, dove il DOS Antonino Riesi e il Capo Reparto Daniele Nan, ci mostrano come si propagarono le fiamme nella vasta area situata dinnanzi a noi. La scelta di un avamposto strategico per gestire tutte le operazioni correlate agli interventi, è di fondamentale importanza.
Il campo visivo fornisce nell'immediatezza tutti gli elementi necessari a valutare la localizzazione e l’estensione del fronte del fuoco, dando modo di elaborare una sommaria previsione del futuro sviluppo e progressione dello stesso. Non sempre però è possibile disporre di aree panoramiche come il Bezzo, andando a compromettere significativamente gran parte dei termini valutativi e di stima, causati da una limitata visibilità dell’area interessata. In questa primaria e fondamentale valutazione devono essere considerati tutti i fattori ambientali che rappre­sentano le variabili dello scenario operativo; fattori quali la pendenza del terreno, la sua esposizione al vento, il grado di umidità, la percentuale di copertura vegetale, la tipologia forestale ed ancora le condizioni climatiche delle varie stagioni dell'anno in cui ci si ritrova.
Il DOS che coordina le azioni, spiega ancora Riesi, deve porsi numerosi interrogativi per disegnare uno scenario operativo il più completo possibile, al fine di predisporre le strategie operative adeguate caso per caso. L’azione valutativa avviene anche e soprattutto interfacciandosi con gli operatori a terra, al fine di assumere la posizione più efficace e allo stesso tempo più sicura possibile per lo spegnimento.
A questo punto ci viene chiesto: "Secondo voi quand'è che può considerarsi spento l'incendio?" la nostra risposta probabilmente è comune un po' a tutti: "quando non c'è più fiamma" rispondiamo.
Ahinoi non è per nulla così. Attuate tutte le manovre atte allo spegnimento del fuoco, subentrano le operazioni di bonifica.
Se le azioni d’attacco hanno dato i risultati attesi, rimangono pur sempre dei focolai sparsi di piccole e modeste entità, ma molto pericolosi per via della latenza. Questa importante, ma spesso sottovalutata fase, determina la buona riuscita finale dell’intervento; attuare un’efficace e puntuale azione di bonifica si traduce nell'evitare che avvenga una ripresa della combustione, a volte assopita nelle braci di grossi tronchi o sotto cumuli di residui già bruciati, come ammassi di carbone apparentemente spento.
Un impegno costante e formidabile segna la caratteristica principale che accomuna ogni Vigile del Fuoco, accostata ad un livello di umanità encomiabile: al rientro in distaccamento più di un operatore ci confessa: "il nostro non è un lavoro, è una vocazione".

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