h 1:20
Travel time
4,00 Km
Path Length
170 mt
Difference in altitude
Posteggiamo l’auto in via Valdemino nel parcheggio antistante la casa comunale ed è da qui che parte il nostro itinerario.
La prima De.Co. che incontriamo è giusto a pochi passi da dove abbiamo lasciato l’auto. Camminando verso l’ex centro sociale in direzione di via del municipio, svoltiamo a destra su di una breve scalinata che si immette in via San Sebastiano, seguiamo il profumo inebriante del pane appena sfornato.
Appena dietro l’angolo infatti, troviamo lo storico laboratorio dei Fratelli Bracco, nato nel 1922 e prossimo a festeggiare il centenario.
Qui ad accoglierci c’è Claudio Bracco, panettiere nonché uno dei titolari e la mamma Teresa, la quale ha visto nascere la loro realtà fin dagli albori, quando i suoceri Mario e Maria iniziarono l’avventura. Ci fermiamo a fare due chiacchere con loro che si dimostrano molto felici e disponibili di raccontarci la loro storia. Noi li ascoltiamo con attenzione immedesimandoci nei loro predecessori durante, un tempo, quello tra le due guerre mondiali, in cui non era sicuramente facile lavorare. Trasferitosi dal basso Piemonte nel primo dopoguerra e giunto ad Albenga come garzone, Mario Bracco (il nonno di Claudio) aprì la bottega (l’attuale laboratorio) a Borgio Verezzi nel 1922 dove con la moglie sfornava e vendeva il pane e alcuni generi alimentari.
Negli anni ’70 la famiglia e in particolare i nipoti, Claudio, Sergio e Paola, trasferirono l’alimentari/panetteria F.lli Bracco in via Matteotti (dov’è tutt’ora) e la vecchia rivendita divenne parte integrante del laboratorio dove vengono preparate ancora oggi tutte le loro specialità. Tra dolci e lievitati (tra cui il pane del sabato fatto a forma di chiocciola simil pasta dura) è sicuramente degna di nota la torta dolce di zucca, insignita della Denominazione Comunale in qualità di eccellenza locale. La signora Teresa, dai vispi occhi azzurri e dal viso buono come buono è il pane, ci racconta di quando sotto le festività natalizie le persone facevano la fila per cuocere la propria torta di zucca nel loro forno, contrassegnando con simboli diversi, la propria teglia per poi poterla riconoscere. Noi ce ne prendiamo un bel pezzo e, seguendo Via San Sebastiano, continuiamo il nostro percorso girovagando per il borgo antico di Borgio. Notiamo 16 murales che raffigurano personaggi ed attività realmente esistite nel borgo recentemente dipinti dall’artista Mario Nebiolo. Ci incuriosisce il murales “U Pistu da Cuncessa” che vede raffigurata un’anziana signora solita a preparare il pesto seduta fuori casa. Passiamo poi per via XX Settembre, tenendo la sinistra, per poi attraversare Via Staricco prima (no, non è la via della Vale, ci manca ancora che le dedichino una strada) e via Torracchette poi. Un susseguirsi di lastricato a ciottoli e asfalto per compiere, in rigorosa salita, un anello attorno alla chiesa di San Pietro Apostolo (vale la pena farvi un giro all’interno). La chiesa domina il centro storico del paese e Vale mi racconta essere stata costruita sopra i resti dell’antica fortezza romanica di cui rimane visibile solo uno dei quattro torrioni a guardia del forte. Continuiamo per via Acquedotto passando davanti casa della Vale, nonché Agriturismo A Carruba Du Bungiurnu, che gestisce con la sua esuberanza ormai da 5 anni. Intenta a curare il giardino, salutiamo Anna, la simpatica mamma della Vale. Da quando le ho dato dell’anziana signora, il nostro rapporto (Camallo – anziana signora) è sfociato in un affettuosissimo sfottò continuo perciò anche stavolta non perdiamo occasione di stuzzicarci e ridere insieme. Procediamo dritti su via Acquedotto passando davanti all’omonimo parco pubblico, caratterizzato dalla presenza di alcune sculture in pietra di Verezzi sempre a cura dell’artista Mario Nebiolo, e di una cisterna in cemento al centro. Un punto panoramico, la pineta del parco dell’acquedotto, dove un tempo era locato uno degli antichi lavatoi di Borgio.
Sulla curva a gomito che segna l’inizio di via acquedotto, proseguiamo dritti in leggera salita seguendo le indicazioni per il sentiero geologico. Dopo pochi metri ignoriamo il sentiero natura sulla destra e andiamo dritti. L’unico bivio importante che vedremo lungo il tragitto è quello che indica sulla sinistra il sentiero rurale soprannominato anche “Via dei Ciappin” e sulla destra, quello che sceglieremo, il sentiero geologico. Poco meno di 20 minuti e raggiungiamole alture di Verezzi, precisamente via Roccaro.
Una volta superata l’antica chiesa della borgata, svoltiamo a sinistra per raggiungere l'”Agricola Verezzi” ex agriturismo ”Ca du Gregorio” dove viene coltivata la cipolla di Verezzi, seconda De.Co. del percorso. Ad attenderci c’è la signora Ivana Locatelli che con il marito Giampaolo Pisano coltivano con passione ed entusiasmo questa eccellenza. Le caratteristiche principali della cipolla sono la forma schiacciata e il colore rosato, il sapore dolce e il profumo non troppo intenso. Presenta qualità organolettiche che la rendono pregiata e adatta a molteplici preparazioni. Viene seminata e coltivata in modo tradizionale seguendo i dettami storici dei contadini verezzini. Da ricordare è sicuramente la nota che il famosa chef Gualtiero Marchesi le ha dedicato suggerendone “il consumo crudo, oppure per unirsi a piatti freschi di verdure per aggiungere vivacità o in torte dolci come una tatin di cipolle”.
Un impiego che la valorizza, a nostro avviso, è sulla focaccia. Quella fatta da Vale poi è davvero una bomba! Qui gioco facile, mentre scrivo infatti, ne sto mangiando un pezzo. Io. E voi no, mi spiace ma che volete farci, ci sarà pur qualche vantaggio ad esserle amico!
Ripercorriamo un pezzo di via Roccaro per giungere nella borgata Piazza di Verezzi attraverso una mulattiera sulla cui sinistra troviamo un antico lavatoio e a destra il magnifico panorama sul golfo.
Il top lo si raggiunge in piazza Sant’Agostino ai piedi della chiesetta dedicata al Santo patrono dei teologi. Una piazza affacciata sul paradiso, a cui il poeta Camillo Sbarbaro ha dedicato la famosa “postilla a Verezzi”.
Continuiamo su via Roma fino a raggiungere la piazza su cui si affaccia l’Antica Società. Qui ha sede la storica società di mutuo soccorso “Concordia” di Verezzi fondata nel 1893. In quel tempo Verezzi viveva per lo più sull’estrazione della sua pietra pregiata dalle cave poste sul promontorio. Sorsero ben presto osterie per il ristoro dei minatori e, data la necessità di assistenza ai lavoratori stessi (in cava i feriti erano all’ordine del giorno), nacque l’esigenza di associarsi per aiutarsi a vicenda. “A Sucietè” come la chiamano i Verezzini, ha rappresentato e rappresenta l’identità stessa dell’antico borgo ligure. Per raccontarvi della terza delle De.Co., le lumache alla verezzina, non potevamo ignorare la storia di questa associazione che ha dato e da ancora molto al paese. Organizza tutt’ora infatti la famosa sagra della lumaca che si tiene ogni anno il 13 e 14 agosto nella piazza antistante l’Antica Società. Qui io, non Vale che invece è vegetariana, da anni gusto le famose lumache alla verezzina fatte a dovere dai volontari della “Concordia”. Si tratta di un’antica ricetta locale che consiste nel preparare un trito con capperi, acciughe, pinoli, mandorle, nocciole ed erbe aromatiche, unito alle lumache vignarole autoctone, mescolando il composto di tanto in tanto e facendo rosolare delicatamente. É necessario coprire i gusci con brodo di carne, da lasciare consumare a fuoco lento. Il processo di per se’ è molto lungo, nel complesso parliamo di una cottura di circa sei/sette ore. Ovviamente immancabile l’accompagnamento con un buon bicchiere di vermentino fresco. Noi abbiamo scelto un “Soffio di Ponente” Riviera Ligure di Ponente Vermentino DOC dell’Azienda Agricola Dell’Erba, dell’entroterra di Albenga, città del vino. Per chi, come me non vuole aspettare solo agosto per gustare le lumache può fare un salto nella vicina osteria “A Topia”......... dove sono in carta dall’apertura del locale, ben 38 anni or sono. Felici e stupiti di aver incontrato in un così breve tratto tante eccellenze, ritorniamo su via Roma e, davanti all’Opificio di Verezzi, svoltiamo su Via San Giuseppe, per un centinaio di metri, fino ad incrociare il “Sentiero Cultura” che, per via delle Sevore prima, e via Trento e Trieste poi, ci riporta all’auto passando davanti all’ingresso alle Grotte di Borgio Verezzi
We park our car in Via Valdemino in the car park in front of the municipal house and it is from here that our itinerary begins.
The first De.Co. we encounter is just a few steps from where we left the car. Walking towards the former social centre in the direction of via del municipio, we turn right onto a short flight of steps that leads into via San Sebastiano, and follow the heady scent of freshly baked bread.
Just around the corner, in fact, we find the historic workshop of Fratelli Bracco, established in 1922 and about to celebrate its centenary.
Here to welcome us is Claudio Bracco, baker and one of the owners, and his mother Teresa, who has seen their business come into being from the very beginning, when her in-laws Mario and Maria started the adventure. We stop for a chat with them, who are very happy and willing to tell us their story. We listen to them attentively, identifying ourselves with their predecessors during a time, the time between the two world wars, when it was certainly not easy to work. Having moved from lower Piedmont in the early post-war period and arrived in Albenga as an apprentice, Mario Bracco (Claudio's grandfather) opened his shop (the current workshop) in Borgio Verezzi in 1922, where he and his wife baked and sold bread and some groceries.
In the 1970s, the family and in particular the grandchildren, Claudio, Sergio and Paola, moved the F.lli Bracco grocery/bakery to Via Matteotti (where it still is today) and the old shop became an integral part of the workshop where all their specialities are still prepared today. Among the pastries and leavened products (including the Saturday bread made in the shape of a snail-like hard dough), the sweet pumpkin cake, awarded the Denominazione Comunale as a local excellence, is definitely worth a mention. Signora Teresa, with her bright blue eyes and a face as good as bread, tells us about the time when, during the Christmas holidays, people would queue up to bake their pumpkin pie in their oven, marking their pan with different symbols so they could recognise it. We take a big piece and, following Via San Sebastiano, continue our route wandering through the old village of Borgio. We notice 16 murals depicting characters and activities that really existed in the village recently painted by artist Mario Nebiolo. We are intrigued by the mural "U Pistu da Cuncessa", which depicts an old lady used to prepare pesto while sitting outside her house. We then pass along Via XX Settembre, keeping to the left, and then cross Via Staricco first (no, it is not Via della Vale, we still need to dedicate a street to it) and then Via Torracchette. A succession of cobblestones and asphalt to make a loop around the Church of St Peter the Apostle (it is worth taking a tour inside). The church dominates the historic centre of the village and Vale tells me it was built over the remains of the ancient Romanesque fortress of which only one of the four towers guarding the fort remains visible. We continue along Via Acquedotto, passing Vale's house and the Agriturismo A Carruba Du Bungiurnu, which she has been running with exuberance for five years now. Intent on tending the garden, we greet Anna, the Vale's friendly mother. Ever since I called her an old lady, our relationship (Camallo - old lady) has been a constant affectionate banter, so this time too we don't miss a chance to tease and laugh together. We proceed straight along via Acquedotto, passing the public park of the same name, characterised by the presence of some Verezzi stone sculptures, again by the artist Mario Nebiolo, and a concrete cistern in the centre. A scenic spot, the pine forest of the aqueduct park, where one of Borgio's ancient wash houses was once located.
On the sharp bend that marks the beginning of Via Acquedotto, we continue straight ahead slightly uphill following the signs for the geological path. After a few metres we ignore the nature trail on the right and go straight ahead. The only important fork we will see along the way is the one indicating on the left the rural path also known as "Via dei Ciappin" and on the right, the one we will choose, the geological path. Just under 20 minutes and we reach the heights of Verezzi, specifically Via Roccaro.
Once past the village's ancient church, we turn left to reach the 'Agricola Verezzi' ex-farmhouse 'Ca du Gregorio' where the Verezzi onion, the second De.Co. of the route, is grown. Waiting for us is Mrs Ivana Locatelli, who with her husband Giampaolo Pisano cultivate this excellence with passion and enthusiasm. The onion's main characteristics are its flattened shape and pinkish colour, sweet flavour and not too intense scent. It has organoleptic qualities that make it valuable and suitable for many preparations. It is sown and cultivated in the traditional way following the historical dictates of the verezzini farmers. The note that the famous chef Gualtiero Marchesi dedicated to it, suggesting that it be 'eaten raw, or to combine with fresh vegetable dishes to add liveliness or in sweet cakes such as an onion tatin', is certainly worth remembering.
One use that enhances it, in our opinion, is on focaccia. The one made by Vale, then, is really the bomb! Here I play easy, as I write in fact, I am eating a piece of it. Me. And you're not, I'm sorry but what can you do, there must be some advantage to being friends with her!
We retrace a piece of via Roccaro to reach the hamlet of Piazza di Verezzi via a mule track on the left of which we find an old washhouse and on the right the magnificent view of the gulf.
The top is reached in Piazza Sant'Agostino at the foot of the small church dedicated to the patron saint of theologians. A square overlooking paradise, to which the poet Camillo Sbarbaro dedicated his famous 'postilla a Verezzi'.
We continue along Via Roma until we reach the square overlooked by the Antica Società. Here is the headquarters of the historic 'Concordia' mutual aid society of Verezzi founded in 1893. At that time, Verezzi lived mostly on the extraction of its precious stone from the quarries on the promontory. Taverns soon sprang up to provide refreshment for the miners and, given the need for assistance to the workers themselves (in the quarry, injuries were the order of the day), the need arose to associate to help each other. 'A Sucietè' as the Verezzini call it, represented and still represents the very identity of the ancient Ligurian village. To tell you about the third of the De.Co., snails alla verezzina, we could not ignore the history of this association that has given and still gives much to the village. In fact, it still organises the famous snail festival held every year on 13 and 14 August in the square in front of the Antica Società. Here I, not Vale who is a vegetarian, have been enjoying the famous verezzina-style snails for years, made by the 'Concordia' volunteers. This is an old local recipe that consists of preparing a mince with capers, anchovies, pine nuts, almonds, hazelnuts and herbs, combined with the native Vignarola snails, stirring the mixture from time to time and browning it gently. It is necessary to cover the shells with meat stock, to be left to simmer. The process itself is very long, overall we are talking about a cooking time of about six to seven hours. Obviously the accompaniment with a good glass of fresh vermentino is unfailing. We chose a 'Soffio di Ponente' Riviera Ligure di Ponente Vermentino DOC from Azienda Agricola Dell'Erba, from the hinterland of Albenga, the city of wine. For those who, like me, do not want to wait until August to taste the snails, they can drop by the nearby osteria 'A Topia'......... where they have been on the menu since the restaurant opened a good 38 years ago. Happy and amazed to have encountered so many excellent dishes in such a short distance, we return to Via Roma and, in front of the Opificio di Verezzi, we turn onto Via San Giuseppe, for about a hundred metres, until we cross the 'Sentiero Cultura' which, first along Via delle Sevore, and then Via Trento e Trieste, takes us back to the car, passing in front of the entrance to the Grotte di Borgio Verezzi