h 4:30
Travel time
Path Length
Difference in altitude
Inizia con uno slogan molto pratico e singolare l'esperienza con il Consorzio Liguria Via Mare, "Whale Watch, Ammiemmõ e Balenn-e" che letteralmente significa "andiamo a vedere le balene" tradotto in due lingue internazionali, il dialetto ligure ed il meno conosciuto inglese.
Ci troviamo nella Marina di Loano, punto di partenza pomeridiano di questo entusiasmante tour. Troviamo singolare anche noi cimentarci nel racconto di un'esperienza fuori dal nostro solito habitat, ovvero il bosco ma ci siamo resi conto che per parlare di Liguria a tutto tondo ci stavamo dimenticando che il territorio più vasto della nostra regione è proprio quello ricoperto d'acqua salata.
Il Consorzio Liguria Via Mare nasce dall’unione dei due principali operatori di Genova e della Riviera di Ponente: Alimar e Battellieri del Porto di Genova che, con una flotta di imbarcazioni che vanno da una portata di 140 ad un massimo di 350 passeggeri, offre i propri servizi presso i porti di Genova, Genova Pegli, Varazze, Savona e Loano.
A bordo conosciamo la dott.ssa Gabriella Motta, laureata in scienze biologiche presso l’Università di Genova, biologa e guida naturalistica, con all'attivo innumerevoli esperienze che spaziano tra mare, terra e cielo. Presso la LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli - si occupa di attività didattica in campo ambientale, ed è anche organizzatrice e docente dei corsi di birdwatching presso il Museo di Storia Naturale "Giacomo Doria" di Genova, di cui vi parleremo nei capitoli più avanti.
La nostra uscita pomeridiana di circa 4 ore incomincia imbarcandoci alle 15:00 dal molo di levante della Marina di Loano, regalandoci fin da subito un insolito spettacolo panoramico. Vedere la costa da una prospettiva diversa dal solito è davvero emozionante: le nostre tanto amate montagne cominciano via via a delineare uno skyline favoloso, baciato dal sole e bagnato da un mare cristallino. Il nostro Carmo di Loano, il monte Acuto di Toirano, punta Crena di Finale Ligure da una parte e la pianura di Albenga dall'altra, si fanno sempre più piccole, sino a sparire completamente dalla vista. Raggiungiamo oltre le 18 miglia dalla costa e attorno a noi resta solo l'azzurro del cielo ed il blu del mare.
La piccola Carolina, che queste esperienze non se le perde mai, è ansiosa di vedere qualcosa emergere dal mare e, con l'occhietto attento ed il musetto fuori bordo, attende qualche accenno provenire dall'increspatura delle onde. Il primo avvistamento è imminente: una tartaruga Caretta Caretta! Complice il personaggio "Guizzo" de "Alla Ricerda di Nemo", il cartone Disney, è per noi facile alimentare la fantasia della bimba. La tartaruga di mare è un rettile molto comune nel nostro mare che denota una resistenza senza eguali; per quanto si spinga lontano torna sempre al luogo dove è nata per riprodursi. Presente anche in altri mari del mondo oltre al Mar Mediterraneo, come il Mar Nero, il Mar dei Caraibi, l'Oceano Atlantico, l'Oceano Pacifico e l'Oceano Indiano, il suo habitat cambia nel corso della vita. Le uova si schiudono sulle spiagge sabbiose, come è avvenuto a Finale Ligure nel 2021 e a Levanto nel 2022, ed i piccoli si lasciano trasportare dalle correnti marine per anni, per poi ritornare al luogo dove sono nati per deporre nuovamente le proprie uova. Il carapace è a forma di cuore e di colore bruno-rossastro con sfumature verde oliva; inoltre è spesso ricoperto di organismi come i cirripedi e le alghe. Mediamente un adulto pesa 135 kg e ha il carapace lungo 115 cm, ma l'esemplare del nostro avvistamento di oggi misura all'incirca 50 centimetri. Ci vorrà un'altra oretta prima di avvistare qualcos'altro, nell'intramezzo però, ci vengono segnalati dei banchi di tonni che saltano fuori dall'acqua, un esemplare maschio di pesce spada e alcuni esemplari di volatili:le berte maggiori e minori e alcuni gabbianelli.
Sono circa le 19:00 e siamo sulla via del rientro, quando una coppia di giovani Zifi sbuffa al tramonto. Lo Zifio è un cetaceo che misura circa 6-7 metri, con un peso medio compreso tra le 2 e 3 tonnellate. Vive al largo, spesso confinato in un canyon sottomarino. Specie solitamente solitaria, la si incontra talvolta in piccoli gruppi. I suoi tempi di immersione vanno dai 15 ai 45 minuti, talvolta raggiunge anche l'ora, e noi ci riteniamo già fortunati ad averne potuto fotografare i dorsi.
I pericoli a cui è esposta questa specie sono i predatori naturali come le orche e gli squali, ma anche l'intrusione umana contribuisce con l'impiego di alcuni tipi di sonar che ne alterano il sistema di ecolocalizzazione, alla loro decimazione, stordendoli e condannandoli allo spiaggiamento.
Purtroppo la fortuna non ci assiste di più e non riusciamo ad avvistare gli amatissimi delfini, pertanto ritorniamo in porto non prima di aver salutato l'equipaggio.
Ma come mai, vi chiederete, ci sono così tante specie di mammiferi presenti in questa zona del Mediterraneo?
Una domanda che ci siamo posti anche noi e siamo riusciti a trovare risposta facilmente.
Da una ventina di anni a questa parte è stato istituito, tra la Repubblica Italiana, la Repubblica Francese ed il Principato di Monaco, un accordo con finalità di salvaguardia dei mammiferi che abitano le acque antistanti il bacino corso-ligure-provenzale.Entrato in vigore il 21 febbraio 2002, l'accordo Pelagos si prefigge di promuovere azioni concertate e sincronizzate tra i tre paesi firmatari con il fine ultimo rivolto alla protezione dei cetacei e dei loro habitat contro tutte le eventuali cause di disturbo: inquinamento, rumore, cattura e ferite accidentali, turbativa, ecc.
L’idea di istituire un Santuario nel sopracitato bacino nasce dalla constatazione che questa zona è frequentata da una numerosa popolazione di mammiferi marini, attirati da un'elevata produttività primaria. Una stima indica la presenza di oltre 8.500 specie animali macroscopiche, che rappresentano tra il 4% e il 18% delle specie marine mondiali; si tratta dunque di una biodiversità rilevante, in particolare per il numero di predatori come i mammiferi marini, che si collocano al vertice della catena alimentare (trofica), considerando che il Mediterraneo occupa soltanto lo 0,82% della superficie e lo 0,32% del volume degli oceani del mondo.
Ma per entrare ancora più nel dettaglio, capita per caso che durante una mostra fotografica allestita presso il complesso dei Chiostri di Santa Caterina in Finalborgo, ci cada l'occhio sulla maglietta indossata da una donna ritratta in uno scatto. Una maglia logata Pelagos indossata da Paola Pastorino, che però non conosciamo. Quando si dice che esistono strani meccanisimi che fanno intrecciare le strade delle persone, noi cominciamo a crederci per davvero. Nel dettaglio: la mostra raccoglie in immagini l’esperienza di alcune personalità finalesi, ritratte dal fotografo Corrado Murlo, che poi vengono impreziosite dalle testimonianze dirette dei protagonisti pubblicate sul sito di visitfinale.it, così iniziamo le indagini. Arriviamo a contattarePaola tramite i social e riusciamo ad incontrarci al Residence Colibrì per parlare della sua esperienza e del proprio legame con il mare. Con lei il compagno Renzo Briano, accomunati entrambi dalla passione per il mare. Con il loro barchino di 5 metri, soci immemori della Lega Nave di Finale Ligure, iniziano ad andare in barca ogni volta che le condizioni meteomarine lo permettono. Dice Paola: “I primi incontri con i mammiferi marini sono stati assolutamente casuali, ma presto abbiamo iniziato a uscire in barca per cercarli di proposito. Finché un giorno, al largo di Capo Noli, ci siamo trovati circondati da un gruppo di 8 esemplari di zifi: è stata un’emozione così grande che da allora abbiamo iniziato a scattare fotografie e a documentarci, per approfondire la conoscenza dei cetacei che avvistavamo di volta in volta. Abbiamo poi avuto l’opportunità di entrare in contatto con ricercatori e biologi marini, come Sabina Airoldi di Tethys Research Institute e Maurizio Wurtz, docente di cetologia all’Università di Genova e fondatore dell’associazione Menkab, che ci ha arricchito dal punto di vista della conoscenza, ma anche dal lato umano, grazie alla disponibilità e all’entusiasmo che mette nel trasmettere il suo sapere”. L’impegno di Paola e Renzo si consolida nella fondazione del guppo Pelagossezione L.N.I. di Finale Ligure, che riunisce tante persone che vanno per mare a vario titolo: semplici diportisti, pescatori, skipper ma anche biologi che operano per l’avvistamento, la ricerca e la foto-identificazione dei cetacei. L'area interessata dal Santuario è sottoposta a una pressione elevata derivante dalle molteplici attività umane, creando così seri problemi ai popolamenti di mammiferi marini. Questi impatti sono dovuti, tra l'altro, ad alcune tecniche di pesca, all'inquinamento, all'urbanizzazione, alle collisioni con i natanti e alle attività di osservazione dei cetacei.
Dobbiamo menzionare che l'iter di creazione del Santuario ha preso corpo sul versante italiano, su iniziativa di organizzazioni non governative, e si è materializzato a livello internazionale man mano che gli stati si sono resi conto del fatto che la tutela dei mammiferi marini poteva realizzarsi soltanto attraverso una gestione integrata dell'area del Santuario.
Nel corso del processo di maturazione del progetto del Santuario, numerosi centri di ricerca, università, associazioni e operatori del mare, hanno partecipato alle riunioni internazionali e nazionali, collaborando con gli enti pubblici competenti. Paola e Renzo sono due di questi elementi attivi.
L'intera storia del Santuario, di per sè, è caratterizzata proprio dall'approccio partecipativo dei vari interlocutori, che ne ha favorito la realizzazione. Istituito allo scopo di proteggere i mammiferi marini da tutte le cause di turbativa originate dalle attività umane, Pelagos deve quindi conciliare lo sviluppo armonioso delle attività socio-economiche con la necessaria salvaguardia degli habitat e delle specie che vivono in essi. L’originalità del Santuario Pelagos per i mammiferi marini del Mediterraneo è insita nel fatto che esso costituisce un ambito di gestione tripartita in un territorio costiero e di altura che si configura come "ecosistema di grandi dimensioni" di notevole interesse scientifico, socio-economico, culturale ed educativo. Ma come una macchina complessa che ha bisogno di interventi costanti e repentini, a sorvegliare l'intensa attività marina e marittima vi è anche e soprattutto l'organo della Guardia Costiera. Restiamo pertanto nella Marina di Loano, dove ha sede l'Ufficio Circondariale Marittimo di Loano - Albenga, dove incontriamo il Comandante, Tenente di Vascello (CP) Corrado Pisani.
Il Corpo svolge compiti relativi agli usi civili del mare con ruolo istituzionale, operando in regime di dipendenza funzionale dai diversi Dicasteri, tra i quali in primis il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, il Ministero della Transizione Ecologica e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze specialistiche. Le principali competenze sono la salvaguardia della vita umana in mare, la sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, in aggiunta alla tutela dell’ambiente marino, dei suoi ecosistemi e l’attività di vigilanza sull’intera filiera della pesca marittima. L’attuale organico nazionale conta circa 11.000 uomini e donne, distribuiti in una struttura capillare costituita da 15 Direzioni Marittime, 55 Capitanerie di porto, 51 Uffici Circondariali Marittimi, 128 Uffici Locali Marittimi e 61 Delegazioni di Spiaggia. Ciò che interessa a noi, per lo sviluppo di questo articolo, è approfondire il ruolo assunto dalla Capitaneria di Porto-Guardia Costiera nella tutela dell'ambiente marino e costiero, che si rivela uno degli obiettivi prioritari che persegue. Abbiamo visto l'importanza che assume la ricchezza del patrimonio naturalistico nazionale, nello specifico nell'area interessata dal Santuario, per i rilevanti interessi sociali ed economici coinvolti nella valorizzazione e nella fruizione delle relative risorse. La struttura geografica del triangolo Pelagos e l'enorme estensione della linea costiera interessata, viene così supportata da una componente operativa capace di esprimere specifiche competenze e una presenza territoriale capillare e qualificata. In tale settore, le norme di legge che si sono susseguite nel tempo, hanno elettivamente individuato nella Guardia Costiera, un'organizzazione operativa impegnata nella salvaguardia dell'ambiente marino e costiero. Da giugno 2022, per la prima volta in assoluto, un drone ad ala fissa di oltre 7,30 m di apertura alare e con un’avanzata sensoristica, viene utilizzato per raccogliere dati scientifici su cetacei e tartarughe marine, fornendo un’ottica completamente diversa rispetto ai survey effettuati con le imbarcazioni e dati scientifici non ottenibili con droni più piccoli e meno performanti. Il mezzo aereo, che fa base presso il Comando Base Aeromobili della Guardia Costiera di Sarzana, è un Tekever AR5 Evolution, velivolo a pilotaggio remoto (RPAS) che l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA) ha messo a disposizione della Guardia Costiera per la campagna estiva 2022, questa volta però non solo per consentire un migliore monitoraggio dei Il mezzo, utilizzato anche per implementare il servizio di pattugliamento per la vigilanza ambientale e risposta agli inquinamenti, la vigilanza della pesca e il monitoraggio del traffico marittimo, è equipaggiato con un sensore elettro-ottico e sensore a infrarosso, macchina fotografica ad altissima risoluzione, telecamera a puntamento laser per il tracciamento delle unità in mare, sistema radar marittimo, sensori di rilevazione delle emissioni radar e radiofoniche per individuare eventuali chiamate/segnali di soccorso, ricevitore AIS e trasponder aereo, nonché trasmettitore radio per indicare la posizione d’emergenza (EPIRB). Inoltre, il velivolo può essere configurato per il trasporto di una zattera di salvataggio per dare assistenza a eventuali naufraghi dispersi in mare. Vediamo quindi come la tutela dell'ambiente marino sia essenzialmente uno dei compiti principali che la Guardia Costiera svolge alle dirette dipendenze del Ministero della Transizione Ecologica. Attraverso la collaborazione tra Istituzioni, esperti e ricercatori, viene offerta la possibilità di affrontare, da diversi punti di vista, la tematica di salvaguardia ambientale con l'obiettivo di trovare soluzioni concrete per una maggiore sostenibilità. Come abbiamo già promosso in molti nostri itinerari trekkinati, la sensibilizzazione al rispetto ambientale passa anche dal mare, sia vi troviate in una spiaggia o su di un arenile, è sempre fondamentale contribuire attivamente con segnalazioni di illeciti e di pericolosità. Sulla priorità della salvaguardia dei mammiferi marini e dell’ambiente in cui vivono, l’impegno comune da perseguire per una maggiore tutela del Santuario è quello di cooperare in sinergia, coinvolgendo ogni singolo partner territoriale allo scopo di valorizzare un patrimonio naturalistico che ha la capacità di catalizzare risorse ambientali, culturali, e di sviluppo economico per il territorio. Nella nostra uscita con il Consorzio Liguria Via Mare, ad esempio, ci siamo fermati un paio di volte a recuperare rifiuti plastici che galleggiavano in mezzo al mare, attività ripetuta molto spesso anche dalle motovedette della Guardia Costiera e anche da Paola e Renzo. Ogni piccola azione volta alla protezione dell'ecosistema è fondamentale per salvare non solo il nostro pianeta, ma anche noi stessi.